Social Media Marketing vincente. Sempre più aziende dedicano risorse allo sviluppo della loro dimensione all’interno dei network sociali (facebook, twitter ed altri..) , pianificando strategie che non rimpiazzano le vecchie, ma che virtuosamente le potenziano.
Solarwinds inaugurò la sua piattaforma per spingere ad investire nella sua IPO alla vigilia della sua quotazione in borsa. Un felice esperimento che fece schizzare le azioni dell‘azienda hi-tech. Oggi le richieste di assistenza che arrivano nella sua florida community vengono così suddivise: al 29% delle domande rispondono i suoi dipendenti, al 71% gli altri clienti. Le domande a cui rispondere sono proprio quelle più specifiche, uniche, a cui spesso rispondono gli utenti che utilizzano effettivamente quel servizio o prodotto, la logica delle F.A.Q. (domande frequenti) è ormai sepolta.
Best Buy ha il felice primato di ben 2500 dipendenti che curano il suo supporto twitter. Spostando la linea di demarcazione, il supporto s‘estende all‘infinito includendo i propri clienti.. Tutto all‘insegna di una relazione profonda.
Non mancano i rischi, come l’attacco dei troll, utenti che infestano le pagine social delle aziende senza una motivazione plausibile. Questi troll non vanno nutriti. Gentilmente si devono accompagnare alla porta per evitare dannose proliferazioni capaci di rovinare la qualità del dialogo.
La Procter &Gamble ha condiviso il suo patrimonio di brevetti: “Se hai un‘idea per sfruttare questo prodotto, aiutaci e noi ti contatteremo”. Da questo felice dialogo è nata una joint venture con la loro antagonista storica; la Clorox.
ModCloth prima di mettere in vendita un prodotto chiede il parere dei suoi utenti che diventano così acquirenti. L’imperativo è rischiare, gli errori non mancheranno.
E per questo non si deve mai dimenticare il motto di Google: “fail fast, fail smart”, Chi sbaglia nella Big G di Mountain View viene valorizzato in un altro team, perché dai più grandi errori, derivano le più grandi lezioni. Una buona strategia di social media marketing è soprattutto una scommessa.
Non sappiamo ancora quale sarà “the next big thing” che spazzerà via il must del momento. Stare alla finestra ad aspettare nuovi sviluppi non è mai una buona scelta.
La catena di pizzerie Domino, stanca delle continue lamentele dei suoi clienti ha pensato ad uno slogan che è il massimo della trasparenza “Oh yes we did”. “Sì, sappiamo che le nostre pizze non sono abbastanza buone”. Hanno successivamente creato un sito in cui rendere evidenti i loro sforzi di miglioramento, trasmettendo le critiche non censurate dei vari focus group.
La loro trasparenza ha fatto raddoppiare i profitti.
Scrivi un commento