E’ da inizio 2014 (se non prima) che Google sta predicando a tutte le confessioni di realizzare siti web veloci da caricare e navigare, per massimizzare l’esperienza utente e la resa dei contenuti del sito. In fondo tutti i possessori di un sito web vogliono principalmente una cosa: vendite dai propri e-commerce o contatti dai propri siti corporate, per allargare la propria clientela, il proprio giro d’affari e in ultimo i propri guadagni.

Tutto questo avviene in controtendenza con le ultime mode in fatto di web styling, che richiedono sempre più siti a tutto schermo, foto sempre più grandi (e pesanti da caricare), layout sempre più complessi, a sacrificio della leggerezza delle pagine che ogni volta devono essere caricate.

Da inizio ottobre 2015 Google ha dato avvio – insieme ad altri partner del settore – ad un progetto chiamato Accelerated Mobile Pages Project (AMP) che si concretizza in un framework da integrare nei propri siti per aumentarne drasticamente la velocità di caricamento sui dispositivi mobili (smartphone e tablet), che sempre più, specialmente i primi, sono utilizzati come mezzo principale per navigare nel web.

Il framework è un progetto Open Source, disponibile su Github. Il risultato si ottiene sfrondando la pagina da caricare da molti degli elementi che la appesantiscono, seppur rendendola graficamente più gradevole e dandole maggiori funzionalità, e aggiungendole custom elements.

Google fa un ulteriore passo avanti verso quello che sembra essere il proprio obiettivo di medio-lungo termine: indurre chi realizza siti web a costruire strutture veloci da navigare e soprattutto cross-platform, cioè fruibili senza intoppi da qualunque dispositivo collegato in Rete (anche gli orologi? Sicuramente sì, a breve…).

E quindi, adeguandosi al motto “semplice è bello“, probabilmente a breve ci troveremo tutti a lavorare in modo tale da dover soddisfare l’immagine del cliente da un lato, e di Google dall’altro. Il primo ci chiederà siti sempre più di immagine, il secondo siti sempre più veloci e leggibili.

E gli sviluppatori dovranno – una volta di più – adeguarsi a dare il classico colpo al cerchio e alla botte.