“Stay hungry, stay foolish”

Non c’è invenzione di i-Phone, Mac o i-Pad che valga quanto questa frase.

Sicuramente l’Università di Stanford fu scossa alle fondamenta quando, il 12 giugno 2005, Steve Jobs concluse con queste parole il suo intervento di fronte a una platea di rampanti rampolli della buona società americana.

Come diceva Einstein, “Il 90% delle scoperte viene dal sudore”, ma non c’è sudore se non c’è fame, e non c’è follia se non c’è voglia di inventare quello che non c’è.

Troviamo del tutto inutile in un momento come questo parlare del valore dell’azienda Apple, della vecchia storia che inizia in un garage californiano, delle prospettive future di questo impero economico e tecnologico senza pari.

Sarebbe assolutamente fuori luogo fare raffronti con la controparte di Redmond.

In questa circostanza ci fanno ridere i confronti tra i tempi di avvio tra Mac e PC.

Pensiamo soltanto che l’eredità che ci ha lasciato è un’eredità per tutti noi, per chiunque voglia e possa raccogliere questo pesantissimo testimone, che si sintetizza in quelle quattro parole pronunciate in maglietta nera e jeans sdruciti davanti a uno dei salotti più importanti della cultura mondiale: “Siate affamati, siate folli”.